Sullo stabilimento Ilva di Taranto ha ragione l’arcivescovo del capoluogo ionico, mons. Santoro: ogni parte in causa indossi i panni de...
Sullo stabilimento Ilva di Taranto ha ragione l’arcivescovo del capoluogo
ionico, mons. Santoro: ogni parte in causa indossi i panni dell’altra,
politici, amministratori, istituzioni, lavoratori, ammalati, medici. Parole
pesanti che hanno il merito di richiamare tutti al proprio dovere, nel
tentativo di mettere la parola fine alla stagione delle beghe di parte, delle
aule di Tribunale chiamate e a decidere su questioni che spetterebbe ad altri
affrontare e risolvere. Soprattutto, non si ceda alla tentazione di fare
dell’Ilva motivo di campagna elettorale, ricordando che qui si gioca su due
fronti sacri: il diritto alla salute e quello al lavoro, in un Sud che appare
sempre più in affanno e che ancora una volta sta perdendo il treno della
ripresa che sembra invece avere giù toccato le solite realtà del Nord Italia.
Taranto, la Puglia, il Mezzogiorno non possono permettere alla politica l’ennesimo
scempio sulla pelle dei cittadini. Non si può perdere di vista l’obiettivo
unico che deve essere alla base della ripresa dei rapporti istituzionali tra
Comune, Regione e Governo: lavorare per la produzione di acciaio pulito
mettendo al centro la salvaguardia dei livelli occupazionali, dell’ambiente e
della salute. Soprattutto la Puglia deve togliersi di dosso la maglia nera
della Regione “in cui è meglio non investire”, dotandosi finalmente di una
politica di sviluppo economico con obiettivi chiari e precisi. Navigare a
vista, delegare ai tempi della giustizia (cui pure spetta vigilare sulla
correttezza delle procedure), usare temi tanto sensibili per regolare conti
personali all’interno dei partiti nuocciono gravemente al fisico e al morale
dei tarantini che aspettano invece un cronoprogramma serio sui tempi
dell’innovazione e delle bonifiche e nuovi strumenti ad Arpa e Ispra per il
monitoraggio dell’inquinamento.
Sen. Massimo Cassano
Forza Italia
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